Le canzoni della Mamma
Le canzoni della Mamma
“Mamma son tanto felice perché ritorno da te, la mia canzone ti dice ch’è il più bel sogno per me”, è l’incipit di una delle canzoni italiane più famose al mondo, Mamma. Firmata dalla coppia Bixio – Cherubini, venne lanciata nell’omonimo film di Guido Brignone da Beniamino Gigli, che la canta durante la traversata oceanica, sul piroscafo diretto a casa, davanti a una folla di emigranti ammutoliti e rapiti. Il film esce nel 1941, in piena guerra e la canzone diventa subito un classico che negli anni verrà incisa da molti – Pavarotti, Renato Zero, Bocelli. Le canzoni sulla mamma sono un vanto della tradizione italiana. Il periodo d’oro sono gli anni Cinquanta, quelli della restaurazione sanremese, quando impazzano sentimentalismo e piagnisteo: “Son tutte belle le mamme del mondo, quando un bambino si stringono al cuor” canta Gino Latilla, in Tutte le mamme. Ma c’è anche un cotè ironico, che ha in Natalino Otto il suo primo esponente, con Mamma voglio anch'io la fidanzata. C’è il Morandi adolescente di Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, il Bennato formato vintage di Viva la mamma, a ritmo di twist, lo scanzonato Jovanotti con Ciao mamma come mi diverto e ancora, su tema del ballo, Portami a ballare di Luca Barbarossa. Ma se vogliamo alzare il livello, viene in soccorso il repertorio napoletano. In Connola senza mamma, del 1932 la scena inquadra “le mamme degli emigranti che piangono sulla banchina” e il ritornello intona “culla (connola) senza mamma, che non può dare felicità”. Eppure, ci sono anche i figli che fremono per partire verso la terra promessa, e chiedono Mamma mia dammi cento lire. Infine, uno sguardo sulla canzone d’autore, che alla mamma ha dedicato pagine bellissime, prive di retorica. Carmen Consoli in In bianco a nero guarda una foto di sua madre a tre anni, e poi a venti e si rammarica di non averle parlato di sé. Zucchero invoca la sua “mama, salvami l’anima” in Madre dolcissima. La lontananza dalla mamma è un tema centrale in molte canzoni, fra le quali di Quella carezza della sera dei New Trolls. Più rara è invece l’immagine della madre che piange il figlio morente, una su tutte quella di Fabrizio De Andrè in Tre madri, dove la figura di Maria viene dipinta nei suoi tratti più umani, uguali a quelle di tutte le mamme.