Mamma mia dammi cento lire – Tradizionale
Autore: anonimo
E’ il canto d’emigrazione più diffuso, a sua volta adattamento di un’antica ballata conosciuta come La maledizione della madre. La vicenda tratta di una madre che è contraria al matrimonio della figlia col re di Francia (o altro personaggio) perché, l’avverte, quell’uomo è il diavolo; la figlia disobbedisce e muore attraversando a cavallo un corso d’acqua o, in altre versioni, finisce all’inferno. A fine Ottocento, con le prime spinte migratorie, la canzone si presta a raccontare il nuovo orizzonte di speranza: l’America. E le parole vengono così riadattate: la figlia vuole andare in America, la madre non è d’accordo ma i fratelli la convincono a lasciarla andare.
Giunto in mezzo al mare il bastimento affonda e i suoi capelli ricci e belli vengono marciti dall’acqua del mare. Il finale contiene la morale: i miei fratelli mi hanno tradito, la verità sta nelle parole della mia mamma. Parole semplici su una melodia notissima sintetizzano i sentimenti sia di coloro che partono sia di coloro che restano, in un conflitto generazionale che si ripeterà identico durante buona parte del secolo successivo. Ma la morale è sempre la stessa e rispecchia il pensiero della generazione più anziana spaventata dal cambiamento: la conclusione infausta della storia è infatti un monito per i più giovani a non partire perché in America troveranno solo morte. Della canzone esistono numerose registrazioni sul campo, raccolte pressochè in tutte le regioni d’Italia e presso le comunità di immigrati, mentre in ambito pop l’hanno incisa fra gli altri il Quartetto Cetra, Gigliola Cinquetti e più di recente Max Pezzali con Arisa