Pubblicato il
28-06-2023

Le canzoni dell’emigrazione

Le canzoni dell’emigrazione

L’emigrante costituisce una delle figure più evocate nei testi delle canzoni italiane, nel momento dell’addio come in quello del ritorno, quando è preso dalla speranza per il domani che lo attende o dalla nostalgia per la terra lasciata (…). Ogni città d’Italia, grande o piccola, ha avuto i suoi emigranti, e molte canzoni lo ricordano, spesso con idiomi diversi, ma con sentimenti diffusi e condivisi. “Ciao Turin.. mi vadô via / vadd lôntan a travajé / mi sai nén cosa ca sia / sentô ‘l coeru a tramôlé” canta chi lascia la Mole, e al fiorentino che ritorna una ragazza chiede “La porti un bacione a Firenze / che l’è la mia città / ma in cuor l’ho sempre qui / la porti un bacione a Firenze / io vivo solo per rivederla un dì”.

Il vecchio emigrante genovese seduto sopra una bitta di Boca, il porto di Buenos Aires, rivolto al vapore che parte dice con l’anima “Ciao, salutime un po’ Zena […] / ti l’ambrassi e ti ghe dixi no l’ò / mai ciù ascordae”, e sul treno che a Bari porta a Milano un pensiero corre verso il mare: “O Pescara nel tuo bel mar / si specchiava un raggio lunar / O Pescara il tuo bel mar / non lo potrò dimenticar”. Cos’ raccolgono il pensiero de loro emigrante Trieste, Brindisi, naturalmente Napoli e persino Marano Vicentino: “Mio caro paesino […] / in questo ritornello / ti dico che sei bello / più caro al mondo non ce n’è” che peraltro, benché piccolo, di emigranti ne ha avuto tanti davvero. Tutta retorica? Talvolta! Ma il fatto è che ciascuno portava davvero con sé quel piccolo pezzo di patria in cui era nato e cresciuto., che ben poco conosceva al di fuori della sua terra e che, di conseguenza, su queste lunghezze d’onda l’emotività era potente.

    Dopo la terra è la volta delle persone: la mamma, la fidanzata, talvolta l’intera famiglia, e su questi temi la canzone “commerciale”, benché spesso in sintonia con i diversi repertori popolari regionali, tende a sostituire il dramma con il melodramma. “Buon compleanno mamma / io bacio la tua fronte / e voglio farmi forte / per non piangere pensando a te”. In alcuni casi il racconto drammatico raggiunge vette espressive notevoli, grazie anche a musiche di grande tradizione come, per esempio, Lacreme napulitane.

Spesso però prevale la tendenza a fare del testo un preteso per far vibrare le corde dell’emozione ancestrale e, in casi come questi, anche con composizioni apprezzabili scritte da fior di musicisti, si può cadere facilmente nei luoghi comuni o, peggio, nella propaganda ideologica […].

   La canzone d’autore ha rivolto un’attenzione particolare ai temi dell’emigrazione del sud verso il nord, dell’Italia verso l’Europa e sulle rotte del mondo in particolare negli anni del secondo dopoguerra, parlando di una realtà riscontrabile tuti i giorni nelle contrade del nostro Paese […]. Domenico Modugno con Non piangere Maria mette in campo il nome che identificherà le donne della nostra emigrazione.

“Il treno che viene dal sud / non porta soltanto Marie […] ricorderà Sergio Endrigo, che introdurrà uno dei temi preferiti dalla canzone d’autore l’antitesi tra il sole del sud e il freddo grigio e amaro del nord. Ma il passaggio da una terra a un’altra è ancora più duro se si passa in un giorno solo “dai carri sui campi agli aerei nel cielo” come canta Luigi Tenco in quella che fu la sua ultima canzone.

Ancora il distacco dalla terra è ben raccontato in Che sarà di Jimmy Fontana, una fortunata canzone che ben rappresenta nel testo l’abbandono dei nostri paesi nel secondo dopoguerra e l’apprensione per l’ignoto verso il quale ci si dirigeva, mentre la musica si risolve in un ritornello semplice ed efficace. Di emigrazione a Milano parla anche Paolo Conte (Naufragio a Milano), mentre Francesco De Gregori (L’abbigliamento di un fuochista) e Ivano Fossati (Italiani d’Argentina) attraversano ancora una volta l’oceano. L’elenco dei cantautori che hanno trattato il tema dell’emigrazione è davvero molto consistente e racchiude i più bei nomi della nostra musica dagli anni ’60 in poi, da Lucio Dalla (Non era più lui) a Herbert Pagani (Gli emigranti), da Giorgio Gaber (Lettera dalla Svizzera) a Rino Gaetano (E cantava le canzoni), per citarne solo alcuni.

Estratto da: Gualtiero Bertelli, Valigie e canzoni, in Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo (a cura di Tiziana Grassi ,Enzo Caffarelli, Mina Cappussi, Delfina Licata, Gian Carlo Perego ), SER, Roma, 2014, pp. 1207-09.