Pubblicato il
28-06-2023

Parco Lambro 1976: fine di un’utopia

Parco Lambro 1976: fine di un’utopia

Dopo un esperimento abortito a metà, datato maggio 1968 (Roma, Palazzetto dello Sport), è Palermo a battezzare i festival pop in Italia a partire dal 1970, replicando per altri due anni. Poi la moda dilaga, complice la grande popolarità del rock progressivo, italiano e straniero, la voglia di trovarsi e sperimentare nuove forme di aggregazione. Da Roma (Caracalla, Villa Pamphili) a Viareggio, da Licola a Santamonica, la prima metà degli anni Settanta celebra il formato “festival” come un originale connubio di musica e socialità giovanile. Tra i più originali, i festival organizzati dalla rivista di controcultura Re Nudo, che vanno dal 1971 al 1976, quando il sogno si interrompe bruscamente a Parco Lambro, nel centro di Milano.

“26/29 giugno 1976. VI Festa del Proletariato Giovanile. Un disastro annunciato (…) una rappresentazione in scala ampliata dell’impasse evolutivo de lmoviment ogiovanule, che sta per affrontare il periglioso passaggio tra le Scilla e Cariddi della lotta armata e dell’eroina. Un evento così drammatico da mettere in ombra tutte le esperienze precedenti (…). Oltre centomila estranei tra squallore, confusione, violenza diffusa, tutti contro tutti. La presunzione di dare una linea guida al popolo festivaliero si infrange di fronte allo slogan urlato in faccia agli organizzatori: ‘Via! Via la nuova polizia!’

Il Comune di Milano, incurante della presenza di una massa umana così grande, ha negato l’allacciamento della luce e dell’acqua (…). Al capezzale di quella che era una festa di fratellanza ci son due leader della controcultura americana: Julian Beck e Jerry Rubin. L acasa immaginata si rivela una stamberga pericolante. Piccolo gioiello nella tempesta, il jazzista Don Cherry con il suo gruppo, magico, elegante e fluttuante nell’aria a dispetto del setting (…). Tra le proposte musicali Eugenio Finardi, Area, Ricky Gianco, Gianfranco Manfredi, Napoli Centrale, Nacchere Rosse, Veronique Chalot, Jenny Sorrenti, Agorà, Lyonesse, Tony Esposito, Canzoniere del Lazio, Pino Masi, Roberto Cacciapaglia, Claudio Rocchi, Living Theatre, Sensations’ Fix (…)

Contro il palco si scarica, a ondate, la rabbia del pubblico incattivito, formato in gran parte da lumpenproletari repressi e affamati, pieni di risentimento verso gli avidi organizzatori che offrono cibi e bevande di dubbia qualità a prezzi gonfiati (…). Il collasso di un progetto ideologico fumoso esplode in mille fuochi, supermercati saccheggiati, polli congelati (immangiabili!) usati come pallone per partite improvvisate. Servizio d’ordine armato di bastoni che perquisisce le tende in cerca dei polli congelati. Omosessuali e femministe vengono minacciati fisicamente, i loro stand devastati, Eroinomani malmenati e gettati fuori dal festival, piccoli spacciatori di fumo processati sommariamente. Intanto l’immondizia s’ammassa, si susseguono le cariche e i lacrimogeni della polizia, che cerca di individuare gli espropriatori in mezzo alla gente. E yoga, massaggi e tarantelli, cortei interni, fischi e nudismo punitivo, da perquisizione carceraria. Ci si spoglia non per gioia ma per disperazione, la liberazione non arriva (…). Un partecipante in mezzo al delirio ha le idee ben chiare: ‘Andiamo nudi verso la follia!’. E’ una convincente riproposizione dal vivo delle illustrazioni realizzate dall’artista Gustave Dorè per l’Inferno di Dante”

Estratto da Matteo Guarnaccia, Re Nudo Pop & altri festival. Il sogno di Woodstock in Italia 1968-1976, Ed.Volo Libero: Milano, 2011, pp.99-101