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Inglesi in italia

L’emigrazione italiana nel Regno Unito fu poca cosa se paragonata a quella negli Stati Uniti d’America, e di conseguenza non ci sono stati tanti connazionali che hanno sfondato in terra inglese come cantanti, a differenza di quello che accadde con i vari Frankie Avalon e con gli altri protagonsiti della nostra playlist “Americani in Italia”. Ma furono comunque molti gli artisti inglesi a cantare nella nostra lingua negli anni Sessanta, con picchi di assoluta eccellenza e popolarità, come nel caso dei Rolling Stones, che riproposero la loro As Tears Go By con il titolo Con le mie lacrime, o ancora con il grande David Bowie che trasformò la sua Space Oddity in Ragazzo solo, ragazza sola.

Furono soprattutto i gruppi a tentare la “Italian Way” e infatti ai Rolling Stones si unirono poi i Procol Harum con Il tuo diamante (Shine On Brightly), i Sorrows con Mi si spezza il cuore (Take A Heart), gli Hollies che a Sanremo cantarono una brano firmato Battisti-Mogol (Non prego per me), i Casuals anche loro a Sanremo con Alla fine della strada e infine i Rokes, italiani di adozione ma inglesi di nascita, nella loro struggente rivisitazione di una vecchia canzone di Don Marino Barreto Jr., Un’anima tra le mani, che diventò Un’anima pura. Consistente anche la presenza femminile, con Petula Clark e la sua Ciao Ciao (Downtown), la cantante scalza Sandie Shaw con E ti avrò (Girl Don’t Come), l’affascinante Shirley Bassey a Sanremo nel 1968 con La vita, la popolarissima (nel Regno Unito) Cilla Black con M’innamoro (Step Inside Love) con un brano firmato da Paul McCartney che si adoperò molto anche per la carriera di Mary Hopkin, in testa alle classifiche europee con Those Were The Days, che in italiano diventò Quelli eran giorni.

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