Nella sua carriera Claudio Villa (1926-87) incise circa 3.200 canzoni, inclusi 500 dischi a 78 giri. Questa prima playlist documenta gli esordi della sua carriera discografica, che decollò nel 1947 con la Parlophon, prestigiosa etichetta emanazione della tedesca Parlophone (con la “e”).
Aveva poco più di vent’anni il futuro “reuccio”, quando entrò in sala di registrazione per consegnare ai già numerosi fan – e ai posteri – scampoli della sua voce dorata con cui far sognare, cantando di posti lontani e di città vicine, mescolando ritmi esotici ad altri più familiari.
E’ questo il tema che scorre sottotraccia in un’epoca in cui i viaggi si compivano anzitutto a bordo della fantasia. Aeroporto di partenza è la città natale, Vecchia Roma, che lo stornellatore con voce da tenore contribuì a promuovere in decine di occasioni. Ma già la città del dopoguerra non è più quella di una volta e dunque il tour prende una connotazione nostalgica e indugia verso i luoghi della nostalgia: il non meglio identificato Borgo antico e le campane del paesello – peraltro a ritmo di rumba (!). Un paio d’ore e arriviamo a Napoli (Acquarello napoletano), a ritmo di samba per non perdere il treno della modernità. Ci sta anche una visita all’isola più amata dagli americani (Qui sotto il cielo di Capri), gemellata con la cittadina lombarda di Viggiù che nel 1949 fu oggetto di una fortunata canzone (Villa la canta con Nuccia Bongiovanni) fonte d’ispirazione per l’omonimo film con Totò e Nino Taranto, campione d’incassi (I pompieri di Viggiù).
Entrambe le canzoni fanno parte della stessa colonna sonora. La città di Dante è oggetto di due omaggi (Luci sull’Arno e Vecchia Firenze) prima di decollare verso mete lontane: Trinidad, a ritmo di rumba, e l’Egitto di Verde Nilo. Infine, si torna nella Città Eterna con un doppio sguardo: il turista ne ammira i monumenti (Fontana di Trevi - da non confondere con la cover di Three Coins in the Fountain) e l’emigrante le rivolge il suo saluto (Arrivederci Roma mia, dal film Emigranti).