Omaggio a Milva

Omaggio a Milva

Maria Ilva Biolcati, al secolo Milva (1939-2021) è stata una protagonista della canzone e dello spettacolo impegnato. Interprete di rara intelligenza, dotata di un timbro profondo, ha esordito nei primi anni Sessanta cogliendo per un paio di decenni numerosi successi da classifica e frequentando al tempo stesso la canzone civile e quella d’autore, il teatro brechtiano (Giorgio Strehler) e il cinema, la canzone popolare e il tango (Piazzolla le dedica un’opera), l’avanguardia (Luciano Berio) e la poesia (Andrea Zanzotto, Alda Merini). Con oltre 170 album e 80 milioni di dischi incisi e venduti in oltre venti paesi, Milva è l’artista più prolifica della canzone italiana. Di casa in Germania e Francia, vanta numerose onorificenze ufficiali attribuitele dalle più alte cariche istituzionali. La sua recente scomparsa, a 81 anni, ci sprona a ripercorrere una carriera ultra-sessantennale che inizia con le prime apparizioni al Festival di Sanremo: Il mare nel cassetto, terza nel 1961 e Un tango italiano, seconda nella Hit Parade. C’è il capitolo francese, con una versione di Milord (1960, terza in classifica) della Piaf, e quello spagnoleggiante: Flamenco rock (1961, seconda in classifica) e Quattro vestiti (1962), a firma di Ennio Morricone. Col maestro delle colonne sonore Milva ingaggerà un sodalizio artistico documentato da una versione cantata di Metti una sera a cena e da Freiheit in meinem Sprache, punta dell’iceberg di una vasta produzione per il mercato tedesco. Seguono due fortunate cover: Little Man (1967), hit mondiale del duo Sonny & Cher e La filanda (1971) - É ou não è, lanciata da Amalia Rodrigues – che le fruttò la Gondola d’Oro alla Mostra internazionale di musica leggera di Venezia. Tornò a Sanremo dieci anni dopo per presentare uno dei suoi brani più sofferti (Da troppo tempo, 1973) e di nuovo dopo altri venti, ma con tutt’altro spirito (Uomini addosso, 1993). La breve parentesi napoletana è rappresentata da un’intensa interpretazione di Guapparia. Ma il capitolo più sorprendente riguarda la collaborazione con Franco Battiato, avviata nei primi anni Ottanta e sfociata in tre album da cui sono tratte Alexander Platz (1982) e Una storia inventata (1989). La Ballata della donna del soldato nazista documenta il suo lungo rapporto con le canzoni di Brecht e Weill; Sogno di libertà la collaborazione con il compositore greco Mikis Theodorakis; Libertango – in un’originale versione “recitar cantando” in francese e in inglese – quella con Astor Piazzolla; Sono nata il 21 a primavera, l’inedito incontro con la poetessa Alda Merini.

 

 

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