La preghiera occupa uno spazio speciale all’interno del repertorio patriottico, specie in un paese dove il cattolicesimo è radicato da secoli e la devozione popolare si sovrappone spesso al sentimento nazionale. L’antologia comprende rare incisioni di epoca per lo più fascista, dove però la componente propagandistica è smaccata solo in alcuni titoli, in cui si cita esplicitamente il Duce. Per il resto, si tratta di canti di respiro corale, intonati anche da voci bianche, in cui l’afflato religioso si concentra sul sentimento universale di patria, in un’epoca in cui il concetto stesso di unità nazionale era assai precario e necessitava di essere irrobustito e aggiornato costantemente. Una ragione in più per proporre questi brani in un tempo dalle caratteristiche altrettanto precarie, in cui gli italiani hanno riscoperto valori comuni facendo ricorso anche a rappresentazioni collettive come gli inni e le canzoni popolari. Alcuni titoli sono in grado di evocare immagini tristemente attuali (gli eroi caduti per l’Italia), altri hanno per oggetto i bimbi d’Italia, altri ancora i santi o i finanzieri, o più semplicemente la donna amata. La sequenza finale - gli ultimi quattro brani - comprende marce di orgoglio e autostima che inneggiano alla fierezza del popolo italiano, al suo carattere indomito e alla bellezza dell’Italia. Un’iniezione di fiducia per il Paese, a prescindere dai tempi in cui questi canti vennero alla luce.