Rhythm & blues italian style playlist
Rhythm & blues italian style
Il successo degli stili originati nell’America Nera risale per lo meno al terzinato dei Platters, in pieni anni Cinquanta. Ma è nel decennio successivo che viene definitivamente assimilato come una fetta importante del sound contemporaneo. L’antologia copre oltre mezzo secolo di suoni, cover e arrangiamenti che propongono hit planetari accanto a brani originali alcuni dei quali lanciati da artisti afro-americani nella nostra lingua. Il periodo più fertile è stato probabilmente la seconda metà degli anni Sessanta quando – complice un Festival di Sanremo che fece gareggiare decine di cantanti stranieri – anche da noi attecchì il vento nuovo proveniente da etichette come Motown e Atlantic, accanto ad altri come il beat inglese e il folk-rock americano. Pregherò (1962) è la versione italiana di Stand By Me di Ben E. King; Gira gira (1966), quella di Reach out I’ll be There dei Four Tops. Rocky Roberts fu uno dei pochi interpreti “black” a imporsi da noi, grazie a radio e televisione. Pugni chiusi (1967) è una soul ballad che esalta la voce “nera” di Demetrio Stratos. Fra il 1968 e il 1969 Sanremo illuminò di tricolore due star del R&B come Wilson Pickett (che in coppia con Fausto Leali cantò Deborah, di Pino Massara e Giorgio Conte, fratello di Paolo) e Stevie Wonder (accoppiato a Gabriella Ferri in Se tu ragazzo mio). L’anima soul di Battisti è ben rappresentata da Dio mio no (1971) mentre la carica blues del Neapolitan Power emerge a inizio anni Ottanta con Pino Daniele ed Enzo Avitabile. Zucchero, il più noto soul man italiano a livello internazionale, duetta con Solomon Burke in Diavolo in me (1989). Neffa fa il verso a Marvin Gaye in La mia signorina (2001) e Andrea Mingardi – a quasi 80 anni – graffia con la sua voce al catrame in Anima soul (2018)