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Salviamo il pianeta!

Non è vero che “sono solo canzonette”, come cantava Edoardo Bennato. A volte una canzone può rivelarsi importante per mantenere viva l’attenzione su temi sociali, contribuendo a sensibilizzare il pubblico su una giusta causa. Fra i molti esempi, quello dell’ambiente spicca per la sua crescente visibilità. Se una coscienza ambientalista nasce in America nel secondo dopoguerra a oggi, circoscritta alla scena della canzone civile, da noi il vento ecologista arriva a metà degli anni Sessanta, quando si comincia a riflettere sulle conseguenze del miracolo economico. Tra i primi a impegnarsi, Adriano Celentano che nel 1966 incide quello che sarà uno dei suoi brani più amati: Il ragazzo della via Gluck.
 Nello stesso anno i Giganti – alfieri del beat perbenista – affrontano per primi il tema de La bomba atomica. Nel 1969 Virgilio Savona, fondatore del Quartetto Cetra, pubblica un album coraggioso dal titolo “Pianeta pericoloso”, in cui affronta questioni emergenti come il pacifismo e la bomba (Little Green Man). 
Negli anni Settanta è il rock progressivo a suonare la carica: prima Le Orme nel 1971, con Cemento armato, poi Franco Battiato con Pollution (1972) un’opera d’avanguardia che salì ai vertici delle classifiche e fu apprezzato da Frank Zappa e Karlheinz Stockhausen. E mentre Celentano incrementa i suoi sermoni controcorrente (Un albero di trenta piani, 1972) imitato dai suoi proseliti (Ricky Gianco, Il fiume Po, 1978) i cantautori aumentano il tasso poetico della produzione ecologista: Sergio Endrigo si affida a Gianni Rodari per il testo di Ci vuole un fiore (1971); Lucio Dalla a Roberto Roversi per Anidride solforosa (1975), title track di un concept album a forti tinte civili; Venditti canta “in tempo reale” (era il 1976) il disastro della diossina (Canzone per Seveso), mentre Bertoli consegna alla Storia la sua condanna senza attenuanti (Eppure soffia). 
La sensibilità ambientalista contagia anche artisti nazional-popolari come Al Bano e Romina, che a Sanremo presentano Cara terra mia (1989), destinato a diventare uno dei loro maggiori successi. Il tema del Pianeta da salvare ricomparirà trent’anni più tardi nel repertorio di Laura Pausini (Sorella Terra, 2008) mentre il nuovo millennio si affida al rap di Jovanotti (La vita vale, 2002) e al rock di Piero Pelù che con i Litfiba cita il disastro di Chernobyl (Resta, 2003) e in solo rende omaggio alla nuova icona Greta Thunberg, campionandone la voce in Picnic all’inferno (2020).
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