Pubblicato il
29-06-2023

Una donna per amico

Una donna per amico

(Mogol-Battisti) – Lucio Battisti, 1978

Io tu noi tutti era piuttosto omogeneo. Le canzoni si somigliavano abbastanza tra loro. In Una donna per amico invece ci sono diversi momenti compositivi. Comunque una base comune a tutti i brani esiste: ed è quella di essere inseriti tutti in una fascia espressiva oggi comune a tutte le nazioni dell’area occidentale. Se ti vuoi far capire dalla gente, tu artista devi per forza di cose usare un linguaggio che sia il più possibile esteso. Molti possono interpretare questo fatto come un volontario restringimento delle proprie capacità creative. Secondo me non è vero. A prima vista un’operazione del genere può sembrare molto semplice; invece non lo è per niente. Le cose che fai infatti le devi sempre personalizzare: anche se di fondo la musica che esegui è quella che si può ascoltare a Londra o a New York, bisogna pur sempre capire che si tratta di Lucio Battisti! Attualmente i miei sforzi artistici sono proprio volti in questa direzione: inserirmi cioè in un discorso internazionale, usando perciò un linguaggio appropriato senza però perdere le mie caratteristiche di musicista. In Una donna per amico mi sono limitato a scrivere con Mogol i brani e naturalmente poi a cantarli. In sala non ho suonato uno strumento, neanche la chitarra acustica. Con Geoff Westley mi sono trovato veramente bene, siamo andati subito d’accordo. Quando gli ho fatto ascoltare un nastrino contenente i pezzi, la prima domanda che si è posto è stata questa: “Bisogna far risaltare di ognuno di essi la caratteristica più peculiare”. E questo è uno degli altri motivi della eterogeneità dell’album.

Ogni brano è stato studiato a lungo e per questo abbiamo una canzone estremamente ritmata come Una donna per amico e poi un valzer semplice e lineare come Perché no. l musicisti stessi che hanno partecipato all’incisione sono stati messi in grado di poter esprimere liberamente la loro creatività. Hanno lavorato con me dei session-men incredibili. Appartengono a quanto di meglio oggi la scena inglese possa offrire, da Gerry Conway, il batterista di Cat Stevens, al chitarrista Pip Williams, che per hobby è anche produttore degli Status Quo.

 

Estratto da: Bagli, Aldo, Ho scoperto il lavoro d’equipe. Intervista a Lucio Battisti, «Ciao 2001», n.43, 29 ottobre 1978, Roma, pp. 23-25