Pubblicato il
28-06-2023

Viva l’Italia

“È una canzone scritta in un momento in cui questo Paese attraversava dei guai abbastanza grossi. C’era il terrorismo in quegli anni, ma la canzone riflette il periodo tremendo degli anni Settanta. Nelle mie intenzioni era non un inno, ma un tributo a un Paese che aveva dimostrato comunque di avere gli anticorpi per reagire a tutto questo."
Viva l’Italia

(Francesco De Gregori) – Francesco De Gregori, 1979

 

Francesco De Gregori: “È una canzone scritta in un momento in cui questo Paese attraversava dei guai abbastanza grossi. C’era il terrorismo in quegli anni, ma la canzone riflette il periodo tremendo degli anni Settanta. Nelle mie intenzioni era non un inno, ma un tributo a un Paese che aveva dimostrato comunque di avere gli anticorpi per reagire a tutto questo. Quindi un Paese amato. Ora io continuo sicuramente ad amare questo Paese, forse ho meno fiducia nei suoi anticorpi. ‘Viva l’Italia’ anche allora suonava un po’ strano. È sempre stato uno slogan della cultura di destra, anche ai miei tempi di liceale, di ginnasiale, era la cultura di destra a testimoniare grande amore per la patria. Il nazionalismo era legato alla cultura di destra, e quindi il fatto che io che appartengo a un altro filone facessi Viva l’Italia poteva suonare ironico.

Però in realtà era un atto d’amore per questo Paese. Io pensavo a quest’Italia che scendeva in piazza a opporsi a chi invece questa Italia la voleva chiusa dentro le case. Penso alle manifestazioni dopo le strai, dopo le bombe come piazza Fontana. […] Dopo averla scritta con quella melodia epica e quel riff quasi verdiano, cercavo di non suonarla per quel che era, volevo nascondere quell’aspetto che era poi la sua caratteristica. Andrew Loog Oldham [il produttore del disco] invece esaltò proprio l’anima popolare della melodia, sentì quel riff e lo valorizzò con le zampogne, uno strumento comune alla tradizione anglosassone e a quella italiana. Era l’uovo di Colombo che io non ero riuscito a far stare in piedi. […] È una canzone che mi ritrovo sempre tra le mani., a ogni tournée. Ma quasi ogni volta decido di farla. Perché racconta un’Italia vincente, che aveva battuto il fascismo e il terrorismo. Poi la canzone ha cambiato segno. Oggi solo in Italia la parola ‘fascista’ si usa ancora come insulto politico. All’epoca fui accusato di eccesso di patriottismo, di aver messo in musica uno slogan considerato di destra. Poi è stato interpretato come un canto contro la Lega. Al verso ‘Viva l’Italia che resiste? È stat data una lettura giustizialista, lontanissima dalle origini della canzone e anche da me adesso. È una canzone ‘tirata per la giacca’, come si dice del presidente della Repubblica. Ma continuo ad amarla, anche per l’aspetto musicale: l’andamento campagnolo che evoca la musica poolare italiana, il melodramm, il tre quarti verdiano”.

 

Estratto da: De Gregori, Francesco, I testi. La storia delle canzoni, a cura di Enrico Deregibus, Firenze, Giunti, 2020