COVER
Spesso, per farsi apprezzare in altri paesi, una canzone necessita di essere tradotta nella lingua locale. E’ questa l’accezione più comune del termine inglese cover, a cui sovente si aggiunge record – disco - o version - versione. In questa sezione rientrano dunque le molte canzoni straniere incise in italiano. Questo vasto repertorio offre uno spaccato dei gusti e degli orientamenti del mercato discografico, che da sempre vanta un alto tasso di globalizzazione. Di cover è ricca l’intera storia della canzone sin dal primo Novecento, per non dire dei molti classici americani giunti da noi durante il Ventennio, nonostante un’ufficiale politica di difesa del patrimonio autoctono. Ma il periodo d’oro è quello degli anni Sessanta, quando l’Italia importa il meglio dei nuovi ritmi stranieri (beat, soul, pop) riproducendoli fedelmente salvo per i testi, che a volte erano traduzioni letterali, altre invece si distanziavano totalmente dall’originale. In larga parte si trattò di riarrangiare brani il cui impatto su altri mercati era già stato provato, in un’epoca in cui – a parte i pochi big – non erano poi molti i dischi in lingua straniera in grado di scalare le classifiche e il pubblico italiano preferiva di gran lunga le canzoni nella propria lingua. In alcuni casi però, autori, gruppi o produttori ebbero il merito di scoprire canzoni che in patria non avevano avuto un grande seguito, ma che da noi si rivelarono enormi successi nella stagione in cui erano i 45 giri a dominare il mercato.
Questa sezione, infine, comprende anche l’esatto opposto: canzoni italiane incise in lingue straniere. Un fenomeno meno comune ma pur sempre rilevante: ci sono versioni non solo inglesi, francesi o spagnole di celebri motivi nostrani, ma anche in russo, finlandese, giapponese o cinese. La storia delle cover italiane è una cartina di tornasole che dice molto circa la popolarità internazionale della canzone e i flussi che l’hanno portata a integrarsi in vari repertori locali dove essa gode di grande reputazione.